“Nina sull’argine”, candidato al Premio Strega 2022, un romanzo introspettivo dove Caterina si trova ad affrontare nuove realtà.
a cura di zetaluiss
“Nina sull’argine”, di Veronica Galletta, pubblicato da Minimumfax, è candidato al Premio Strega 2022.
Caterina è la protagonista, ingegnere per la prima volta sul campo dopo dei cambiamenti avvenuti nell’azienda per cui lavora.
Ansiosa con la sindrome da impostore che, mentre si affaccia ad una nuova realtà lavorativa, deve affrontare un percorso nuovo anche a livello personale.
Il cantiere di cui è responsabile, la creazione di un argine su un fiume situato nella pianura padana, la mette di fronte a fantasmi del passato e presente, Caterina che rimane e Caterina che scappa, una donna che forse, finalmente, riesce a prendere in mano le redini della propria vita.
La lettura è abbastanza scorrevole, con qualche intoppo nelle prime pagine dove il lettore deve abituarsi a discorsi diretti non aperti e chiusi da virgolette, come parte della stessa narrazione.
La crescita personale e lavorativa della protagonista è evidente, sotto gli occhi anche dei personaggi che le stanno attorno.
Uno dei punti caratterizzanti è sicuramente l’affrontare il dolore in maniera catartica, annullandosi e forse diventare come i fantasmi che lei stessa incontra nel suo percorso.
Il non saper lasciare andare il passato, barricarsi tra ricordi e oggetti evocativi per poi, una volta avvenuta la metamorfosi, imbiancare le pareti colorate da momenti passati di un bianco puro, quasi vuoto e triste, pronto però ad essere sporcato con il futuro.
Il libro, più o meno a metà dell’opera, prende una piega inaspettata che sembrerebbe dare una svolta quasi mistica ma che in realtà sfocia in una rivelazione già palesata agli occhi del lettore che non scoperchia verità nascoste o segreti irrivelabili.
Per quanto la crescita personale di Caterina sia un viaggio introspettivo abbastanza palese, rimane comunque superficiale. Del passato di Caterina si sa poco, come delle vite dei personaggi con cui instaura rapporti che alla fine del libro sono considerati da essa stessa stretti, ma mai palesati.
Le conversazioni sono brevi e spigolose anche se la a situazione tesa e ostile di una donna al comando pare smorzarsi.
L’elemento che caratterizza i primi problemi in cantiere pare svanire nel nulla per poi comparire quasi per sbaglio a ridosso della fine. Anche se sembra avere un impatto sulla protagonista, dura poco.
I lavori prendono spazio durante l’arco di un anno circa e la narrazione è molto concentrata sulla costruzione dell’argine, con racconti meticolosi e spiegazioni a tratti poco comprensibili per chi non ha dimestichezza con costruzioni, calcestruzzo e calcoli matematici.
Un romanzo introspettivo con molto potenziale che però non viene sfruttato, rimanendo a tratti superficiale, non permettendoti di immedesimarti a pieno in nessuno dei personaggi.
E nonostante si tratti di temi abbastanza odierni e comuni che potrebbero trovare molto riscontro, anche lì poca personalità.