In questo articolo non c’è niente di vero

Recensione del nuovo romanzo di Veronica Raimo candidato al Premio Strega

di Giorgia Verna

a cura di zetaluiss

«Pochi giorni fa una mia amica mi ha chiesto di cosa parlasse questo libro. Non sapevo cosa risponderle». Come non comprendere i dubbi dell’autrice.

Veronica Raimo, in un racconto tutto autobiografico, ci porta in un mondo ironico, dalla narrazione pungente, ma dove tutto è finto e niente è falso, come nel teatro. Niente di vero, romanzo candidato a vincere il Premio Strega, già dall’accattivante titolo mostra il suo contenuto: non solo un gioco di parole che riprende il nome dell’autrice e protagonista (Veronica), ma anche un chiaro tentativo di avvertire il lettore sin dal principio: ciò che leggerai non sarà vero, ma del resto cosa lo è realmente?

«La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori, in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia.»

Se la mente è in grado di evocare ricordi, distorcerli, trasformarli creando mille versioni della realtà stessa, allora un racconto autobiografico non è altro che uno dei tanti volti di una singola storia.

Sin da principio il romanzo si apre con un’ironia da far «ridere ad alta voce» come lo stesso Zerocalcare ha ammesso commentando il libro. Non è un caso che la recensione del fumettista appaia bianco su sfondo rosso in copertina. L’umorismo tagliente della Raimo e la descrizione di un personaggio ‘inetto alla vita’ ricorre nel romanzo come nei racconti animati di Zerocalcare: «i convenevoli mi spaventano, mi fanno sentire esposta, in ritardo sulla vita.» All’inizio, la Raimo introduce il suo nucleo familiare: una madre iperansiosa, un padre maniaco della pulizia, un nonno premuroso ma taciturno e un fratello geniale a cui compararsi. La Raimo riempie le pagine di piccole finestre sulla sua quotidianità familiare, permettendo al lettore di entrarvi e farne parte, immedesimandosi spesso in spaccati di vita, comune, pregni di realtà, che permettono, in una lettura empatica, di far scaturire un sorriso, quel sorriso che fa pensare ‘anche a me è successo’.

Nello sviluppo della trama, la famiglia si sposta sempre più di sfondo, come personaggi ricorrenti di una sitcom e caratterizzati da frasi-slogan, come quella del padre «siamo arrivati al paradosso» o della madre «lei ama disegnare.» Ed è in questi due personaggi che vengono illustrate le due tematiche centrali: la voglia di libertà e la menzogna. La piccola Veronica mente sin da bambina, da quando aveva rubato due disegni dalla classe dove lavorava la mamma spacciandoli per suoi.

Questa piccola bugia viene trascinata avanti a vita, creando una Veronica che ama disegnare. Ed è così che mano a mano il lettore vede due Veronica: quella che appare e quella che è. Le Veronica diventano sempre di più, anche a seconda di come si relazionano con gli altri personaggi introdotti nella narrazione, al punto che la stessa autrice non sa più riconoscersi, costretta ad adattarsi a descrizioni esterne che forse, in qualche modo, potrebbero corrispondere alla realtà.

«Ed è così che mi sento in ogni istante della mia vita: ma sì, dai, facciamo che sono io.»

Niente di vero è una divertente e brillante narrazione, una chiave originale per portare al lettore una autobiografia. In poche pagine si è totalmente catturati, costretti a riflettere sulle parole che sembrano di altri, ma incredibilmente personali e autentiche. La Raimo racconta il sesso, i legami, le perdite, l’infanzia e l’adolescenza con una narrazione tutt’altro che «algida», come pure era stata definita da «un uomo il cui giudizio ha acquistato un peso spropositato nella mia vita».

Non c’è timore o incertezza nelle parole della Raimo, c’è desiderio di raccontarsi, semplicemente e con un’ironia feroce, tipica di chi ha sofferto e di chi sa guardare avanti. O forse no, chissà, del resto, qui, non c’è niente di vero.

 

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