Books & the city – Echi dal nostro gruppo di lettura

Incontro del 21 settembre 2022

“Verso il paradiso” di Hanya Yanagihara (Feltrinelli, 2022) è stato scelto dal gruppo di lettura
Books & the city come libro da commentare nel mese di settembre, con l’aspettativa di una
lettura attenta, ma rilassata nel corso dell’estate.

All’incontro del 21 settembre, è risultato che molti hanno avuto un rapporto faticoso con il
testo o con suoi singoli aspetti, dando vita a una ricca discussione che testimonia, in ogni caso,
quanto “Verso il paradiso” non lasci indifferenti i suoi lettori.

Non sono mancate osservazioni comuni a quasi tutti i membri del gruppo, legate ad aspetti
che in un modo o nell’altro ne hanno condizionato la lettura:
– la lunghezza del volume, circa 770 pagine, e la sua articolazione in tre parti che vivono
di vita propria, essendo tutte molto complesse e ricche di personaggi e di situazioni,
senza introdurre tuttavia passaggi di grande Storia, ma solo alcune quinte che
contengono le azioni;
– la scrittura non sempre curata e in alcuni passaggi quasi sciatta, tanto nella versione
italiana, quanto in quella originale;
– l’idea che nella terza parte del libro l’autrice abbia voluto lasciare un’impronta in
qualche modo autobiografica sul piano della ricerca interiore che la protagonista
affronta.

Ci sono due concetti che sono ricorsi spesso nel dibattito del gruppo: ossessione e inquietudine.
L’autrice torna ripetutamente su stati d’animo dei personaggi e su analoghe situazioni
particolari in tutte e tre le parti del libro, risultando ripetitivi e angosciosi, in alcuni casi senza
via di uscita. A questi due elementi si somma il fatto che tutti i finali delle tre parti rimangono
volutamente aperti. I tre protagonisti cercheranno il loro paradiso – come svela il titolo stesso
del romanzo – ma le variabili in gioco affinché questo sia davvero raggiunto sono tante e tali
che non lasciano ben sperare il lettore.

Sullo sfondo della narrazione, ci sono tre Americhe descritte in epoche diverse – nel 1893, nel
1993 e nel 2093 – che presentano un paese non aperto all’innovazione e alla sperimentazione
di formule di convivenza democratiche, ma isolato e chiuso al resto del mondo, quando non
culla di sofisticate forme di dittatura sociale e politica: una distopia legata alla diffusione di
malattie virali che si fa fatica a credere la Yanagihara abbia concepito quattro anni prima della
pandemia da Covid 19…

I tre segmenti della narrazione sono gli assi su cui si collocano anche le iperboli della diversità
– di religione, di provenienza territoriale, di genere, di sesso – da un massimo a un minimo di
legittimazione pubblica e di coincidenza fra le diversità declinate nei personaggi e la capacità
sociale di assorbirle.

I personaggi chiave del libro sono sempre persone fragili: cercano sé stessi su uno sfondo di
vita e familiare che non gli appartiene o che li respinge e che essi desiderano superare per
avere una maggiore libertà. L’autrice ci fa pensare che questo andare oltre sia possibile, e che
le origini dei protagonisti non siano più un vincolo subito nel momento in cui questi
esercitano la loro volontà di allontanarsene.

Non sono personaggi eroici, ma si mettono in gioco per trovare la felicità.

Nel libro le figure dei nonni sono strategiche: in tutte le parti del romanzo sono soprattutto
loro a prendersi cura dei giovani protagonisti e a sostituire di fatto le icone genitoriali, tanto è
vero che assumono appieno la funzione della cura, ma anche dell’educazione “coercitiva”.

Non è possibile concludere queste righe senza riferire del confronto inevitabile con il
precedente romanzo scritto dalla Yanagihara, “Una vita come tante”. Anche quest’ultimo è
molto lungo e basato su una trama di scrittura ossessiva, ma è sempre sostenuto da una
tensione narrativa che porta il lettore per mano fino alla sua conclusione. “Verso il paradiso”
ha troppe cadute intermedie, salti che allargano la distanza fra le tre parti, al punto che per
molti lettori si sarebbe potuto/dovuto pubblicare tre libri distinti.

Maria Pia Camusi

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